Visioni sceniche

I paesaggi teatrali di Giorgio de Chirico che hanno ispirato Creative Collection Chapter XV
Glamora carte da parati Diary Inspirations I paesaggi teatrali di Giorgio de Chirico
Nell’universo della pittura del XX secolo, Giorgio de Chirico è un nome che risuona con una forza unica.
Fondatore della pittura metafisica, l’artista italiano ha plasmato un’estetica capace di evocare mistero, attesa e una dimensione sospesa tra sogno e realtà. Ma oltre alle iconiche piazze silenziose e ai manichini enigmatici, c’è un aspetto meno conosciuto della sua opera che merita di essere riscoperto: il suo legame con il teatro.
De Chirico non si è limitato alla tela, negli anni ha sperimentato il mondo della scenografia, dipingendo decorazioni e teloni di fondo per alcune delle opere più celebri, tra cui Don Giovanni e Otello.
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Giorgio de Chirico (a destra), scenografia per “Le Bal” di Djagilev – Ballettes russes, Monte Carlo 1929
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Ballerini che si esibiscono nella produzione dei Ballets Russes di Giorgio De Chirico, Le Bal, 1929, V&A Museum, Londra
In questi lavori, il suo stile si discosta dalla tipica iconografia metafisica, adottando un linguaggio più vicino alle tradizioni scenografiche dell’epoca. Tuttavia, il senso di teatralità e il gusto per la costruzione di ambientazioni evocative permangono, offrendo una visione affascinante del suo approccio all’arte scenica.
Questo connubio tra pittura e teatro ha ispirato uno dei filoni narrativi paesaggistici di Creative Collection Chapter XV, l’ultimo capitolo della collezione Glamora.
Attraverso colori, prospettive e giochi di ombre, il tema dedicato a De Chirico trasporta la sua visione nell’ambito del design d’interni, creando una nuova dimensione estetica. L’intento è quello di reinterpretare la sua poetica attraverso un linguaggio contemporaneo, capace di evocare la magia della scenografia e il fascino della teatralità.
Il risultato è una narrazione visiva che invita a perdersi in spazi immaginari, dove il tempo sembra fermarsi e ogni elemento diventa parte di una rappresentazione silenziosa ma carica di significati.
Così, l’approccio scenografico di De Chirico si trasforma in un’esperienza immersiva, portando nelle superfici di Glamora la suggestione di un palcoscenico senza fine.
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Giorgio de Chirico, schizzo per “Amphion” (ala laterale), 1942